Per un ragazzo lo sport è prima di tutto un gioco, lo sport è un gioco che integra le caratteristiche dell’agonismo e della competizione ma, nel momento in cui si identifica in modo assoluto con l’agonismo i ragazzi possono perdere l’interesse. Non solo, qualora anche noi adulti identifichiamo lo sport e l’attività fisica solo come un mezzo per arrivare ad un risultato, potremmo rimanerne molto delusi. L’attività fisica infatti deve essere intesa prima alla romana e non romanesca maniera, cioè, come dicevano gli antichi romani “mens sana in corpore sano”. è il nostro elisir di lunga vita, ci protegge da molte malattie ed è fondamentale anche per il nostro benessere psicologico.
Soprattutto i ragazzi ne hanno bisogno per una crescita psico-fisica equilibrata per apprendere valori sani ed eterni, come quello di saper superare le sconfitte, di essere solidali e leali anche con gli avversari e, dulcis in fundo, è un valido alleato per il controllo del peso. 1 bambino su 3 è in sovrappeso o obeso e solo cominciando a fare sport fin da piccoli si può evitare l’obesità.
Ai ragazzi dopotutto lo sport piace: più del 70% dei bambini italiani all’età degli 11- 13 anni fa sport ma durante l’adolescenza comincia l’abbandono e a 18-24 anni questo dato scende al 50% mentre già a 14 anni comincia a declinare a poco più del 60%. Cosa succede?
Non si tratta di pigrizia…i motivi dell’abbandono
Non è dunque la pigrizia e neanche l’ignoranza dei benefici dello sport: le famiglie sanno quanto è importante altrimenti non porterebbero i piccoli nelle società sportive a praticare il calcio, piuttosto che il tennis o la pallavolo. Il problema sta dunque nel disinteresse che scaturisce dopo qualche anno o le barriere troppo alte a continuare.
Ecco i motivi principali che spingono i ragazzi ad abbandonare.
Attività troppo strutturata
I ragazzi devono poter sempre riconoscere il gioco nello sport. Di solito le società sportive che hanno i tassi di abbandono più alti sono quelle dove l’attività è troppo strutturata e sacrifica il divertimento: gli esercizi sono troppo ripetitivi e c’è un senso dell’agonismo sbagliato.
Agonismo precoce
Spesso le società sportive sono più interessate a scovare talenti che a crescere persone. I ragazzi subiscono spesso una pressione troppo alta per la loro età che non sono capaci di gestire. Un approccio basato sulla vittoria ad ogni costo genera nei ragazzi la paura di perdere che induce a “lasciar perdere”.
Impegni scolastici
Spesso i ragazzi devono anche fronteggiare il giudizio degli insegnanti che non sono disposti ad accettare anche lo sport come parte di una crescita fisica ma anche cognitiva. I giovani con lo sport imparano nuove tattiche e strategie per risolvere problemi ed è scientificamente provato che l’attività fisica migliora le capacità cognitive.
Stress da adulto.
Ragazzi trattati come adulti professionisti e purtroppo lo sport smette di essere un gioco piacevole quando è legato solo a un risultato.
Istruttori non educatori.
L’istruttore che deve allenare degli adolescenti non può non essere anche educatore. Fa parte delle sue competenze perché questo approccio sarà l’unico in grado di insegnare al ragazzo ad affrontare le proprie debolezze, le sconfitte elaborandole ed abbasserà il tasso di abbandono sportivo.