Perché cominciare a portare in piscina il bambino già in tenera età? A partire dai sei mesi e alle volte, alcuni corsi prendono bambini anche più piccoli, il bambino anche se ancora dipendente dai genitori e bisognoso del loro contatto può svilupparlo all’interno dell’acqua, un ambiente che rafforza la relazione con la mamma e con il papà. L’esperienza in acqua per i bambini è meravigliosa in quanto l’ambiente acquatico ricorda al bebè l’utero materno che, nei primi mesi di vita, resta un ricordo molto vivido ed è capace di evocare una regressione positiva che genera relax e tranquillizza il neonato. Generalmente le remore sono molto più derivanti dai genitori che dimostrano molte più ansie e paure dei loro figli che, dopo un’empasse iniziale che viene assistita da personale formato specificamente per un corso di nuoto, tendono a lasciarsi andare e a ritrovare l’abbraccio acquatico precedente al parto! L’unica remora che non può non investire i genitori è quella relativa ad un controllo medico pediatrico prima di iscrivere il bambino ad un corso di nuoto in quanto è necessario escludere eventuali patologie.
Vantaggi per i genitori
L’acquaticità e il nuoto rappresentano la soluzione ideale e più naturale per incentivare fin dai primi anni di vita la mobilità e la socializzazione. Anche se molto piccolo, i benefici dell’acqua già si sentono perché migliora l’apparato cardiorespiratorio e scheletrico, la mobilità degli arti e del tronco, una maggiore tonicità muscolare ma non solo…
L’arma segreta del nuoto per i più piccini che allieterà il sonno dei genitori cronicamente stanchi, soprattutto nei primi anni di vita del bambino, è quella legata alla stimolazione dell’appetito e del sonno, due aspetti difficili spesso da regolare nei primi mesi di vita e che sono estremamente auspicati per la serenità di bimbi e soprattutto dei genitori!
Vantaggi per i bambini
Premettiamo che in un’età così tenera i bambini vivono in simbiosi con i genitori e quindi ogni esigenza tende ad essere comune a entrambi: bambini felici, sani che a fine giornata dormono sereni e rilassati sono un vantaggio anche per i genitori. Ma ci sono delle caratteristiche proprie dell’acquaticità che la rendono un habitat unico ed esclusivo per il neonato.
- Riflesso del nuoto. Si chiama così quel comportamento involontario che rimane tale fino al primo anno di vita circa, quando la corteccia cerebrale non è ancora sviluppata: in questa fase i movimenti degli arti superiori e inferiori, nei bimbi, sono un riflesso involontario generato da connessioni neuromuscolari, controllate dal midollo spinale e dal midollo allungato che tendono a scomparire o si trasformano in atti volontari, quando comincia la maturazione dei centri corticali. Questo riflesso genera il movimento del nuoto in modo automatico e istintivo, un automatismo che scompare dopo i 14 mesi quando per nuotare è necessario apprendere in modo volontario e cerebrale i gesti e le azioni giuste. Sarebbe un peccato quindi non far vivere al bebè il suo istinto primordiale che lo aiuterà a seguire da più grande un corso di nuoto in modo facilitato.
- Esplorazione ambiente. Il nuoto per il neonato è anche valorizzare la relazione con l’ambiente circostante, una tappa di apprendimento fondamentale.
- Relazione con i genitori. L’ambiente rilassante e conciliante dell’acqua della piscina che ricorda il liquido amniotica rafforza una relazione di fiducia tra il bambino e la mamma e lo fa sentire più sicuro tra le sue braccia che lo accompagnano in acqua per le prime bracciate verso un altro adulto che lo attende a distanza ravvicinata, in piena sicurezza.